Azionario e obbligazionario, su cosa puntare dopo l’anno record dei rialzi

Il 2022 ha confermato fino alla fine la sua fama di anno record per i rialzi dei tassi: il 14 dicembre la Federal Reserve ha annunciato un nuovo aumento di 50 punti base al 4,25%-4,50%, il livello più alto da 15 anni. Si tratta del settimo aumento consecutivo deciso dalla banca centrale statunitense nel tentativo di contrastare l’inflazione.

Una mossa seguita dopo appena due giorni da un’analoga decisione da parte della Banca centrale europea: anche l’istituto di Francoforte ha annunciato un rialzo di 50 punti base, portando  il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale e i tassi di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale e sulla linea di deposito rispettivamente al 2,50%, 2,75% e 2,00% e preannunciando l’arrivo di una recessione in Europa nei prossimi mesi.

UNA SERIE DI RIALZI EPOCALE

Va sottolineato che il ciclo di inasprimento monetario avviato dai due istituti nel 2022 rappresenta un fatto storico: negli Usa i tassi di riferimento sono passati in pochi mesi da -0,5% a +4,5% e in Europa da -0,5% a +2,5%. Una stretta di portata epocale che non sarebbe ancora finita, almeno stando alle dichiarazioni ufficiali, visto che l’inflazione non accenna a rallentare la sua corsa. Tuttavia, dalle reazioni dei mercati è possibile ipotizzare uno scenario leggermente diverso.

I RIALZI CONTINUERANNO?

I vertici di Fed e Bce hanno precisato ufficialmente che i rialzi non sono finiti.  Il Consiglio dell’Eurotower, ad esempio, ha fatto sapere che “i tassi di interesse devono ancora aumentare in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine”, mentre il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha osservato che le recenti lievi flessioni dell’inflazione non sono significative: “Serviranno molte più prove per poter dire con fiducia che l’inflazione è su un percorso sostenibile verso il basso”, ha dichiarato nella conferenza stampa seguita all’annuncio dell’ultimo rialzo.

ATTENZIONE AI DATI MACRO

Queste dichiarazioni hanno fatto sì che i mercati scendessero, ponendo fine a un mese e mezzo di segno più.  Non si è però trattato di un crollo verticale, perché Federal Reserve e Bce hanno precisato che le decisioni sui probabili nuovi rialzi dei tassi saranno subordinate all’andamento dell’economia. Powell ha fatto sapere che al momento “è molto più importante pensare a qual è il livello ultimo dei tassi, e poi, a un certo punto, la questione diventerà quanto a lungo resteremo con un orientamento restrittivo”, precisando che la politica monetaria continuerà a essere decisa “meeting by meeting”, in base alla “totalità” dei dati macroeconomici disponibili. Sulla stessa linea la Bce, secondo cui “le future decisioni sui tassi ufficiali del Consiglio direttivo continueranno a dipendere dai dati e seguiranno un approccio riunione per riunione”.

L’IPOTESI DI UNA RECESSIONE

Gli occhi sono quindi puntati sull’andamento dei dati economici, con un barometro che per ora segna brutto tempo: quasi tutti gli operatori di mercato si attendono infatti per l’anno prossimo una recessione, e alcuni segnali in questo senso stanno arrivando anche, per esempio, dal mercato immobiliare statunitense. Ci sono insomma alcune condizioni che fanno pensare che le banche centrali potrebbero essere più caute nel decidere ulteriori rialzi, e che comunque, se dovessero farlo, si tratterebbe di piccoli scostamenti.

MEGLIO LE OBBLIGAZIONI DELLE AZIONI

Questo ha fatto sì che i mercati siano rimasti sostanzialmente stabili di fronte all’ennesimo rialzo, perché la percezione degli operatori è che il ciclo rialzista è terminato o sta per terminare. Questo vale in particolare per l’obbligazionario;  sulle prospettive dell’azionario, invece, pesano le stime sulla recessione, in base alle quali le azioni potrebbero ancora soffrire. Per gli investitori è quindi molto meglio, in questo momento, puntare sul reddito fisso e restare alla finestra sull’equity, programmando magari di entrare più avanti.

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