Cina: una crisi immobiliare ad impatto globale

Una crisi immobiliare non è soltanto una crisi immobiliare. La crisi esplosa in Cina sta coinvolgendo in particolare i grandi sviluppatori immobiliari, come Evergrande e Country Garden.

Il 19 agosto 2023, il colosso immobiliare cinese Evergrande ha presentato negli USA un’istanza di protezione dal fallimento, bloccando eventuali nuove iniziative dei creditori. In questo modo, l’azienda ha avviato la procedura per la ristrutturazione del suo debito, che ammonta a più di 300 miliardi di dollari, l’equivalente del 2% del PIL della Cina (puoi leggere qui l’approfondimento – inserire link ad articolo in produzione su Evergrande in arrivo la prossima settimana)

 

Il problema riguarda non solo chi sta costruendo attualmente, ma soprattutto chi ha costruito in eccesso in passato, trovandosi oggi con una vasta quantità di immobili sfitti, proposti dunque a prezzi al ribasso mai visti prima. Questa grande crisi sta creando dunque una correlazione di problemi legati a tutta l’economia del Paese:

 

  1. Il primo problema evidente è il PIL: oltre il 30% dell’economia cinese è legata e influenzata dal settore immobiliare. Infatti, per la prima volta negli ultimi dieci anni, il PIL non riuscirà a raggiungere il 5%, una percentuale di crescita non paragonabile alla media europea, ma nettamente inferiore alla percentuale che normalmente raggiunge la Cina.
  2. In secondo luogo, la crisi immobiliare cinese sta facendo emergere un problema da non sottovalutare: la deflazione, una radicale flessione dei prezzi, soprattutto nel settore immobiliare, che potrebbe causare una grave e ulteriore catena di insolvenze tra le imprese
  3. Il quarto problema collaterale è la riduzione di consumi da parte della popolazione e il tasso di disoccupazione giovanile, che ha già raggiunto il 20%. Il popolo cinese sta perdendo fiducia nell’economia del proprio Paese, con una conseguente paura nel dispendio di denaro all’interno della nazione.

 

Aggiungiamo un dato. Questi problemi hanno come conseguenza che la Cina è l’unico Stato in cui i tassi di interesse sono in calo, per tentare una ripresa dell’economia.

 

Se pensiamo all’imponenza di questa nazione, non possiamo far altro che domandarci: come reagirà la Cina ad una crisi che sta causando effetti collaterali così gravi e danni apparentemente irreparabili?

 

La Cina ha dichiarato totale riservatezza per quanto riguarda i dati inerenti alla situazione economica. Questa dichiarazione causerà senza dubbio una forte perdita di fiducia nella nazione da parte del resto del mondo, portando una notevole diminuzione di nuovi afflussi di capitali esteri verso la Cina e di investimenti da parte degli USA ed Europa.

 

Un distacco graduale dal resto del mondo, a partire dalla pandemia 

A seguito della pandemia del Covid-19, gli Stati occidentali hanno predisposto un piano d’azione per raggiungere una maggiore indipendenza dalla Cina.

Questo fenomeno, chiamato reshoring, prevede il tentativo di portare la produzione di beni essenziali all’interno della propria nazione, o di diversificare i fornitori. Ciò sfavorisce la Cina e crea vantaggi per altre nazioni come l’India e il Vietnam.

 

Infatti c’è stato un netto calo del volume di esportazioni, mai registrato così basso dall’era pre-Covid. La conseguenza a livello finanziario è che l’unica Borsa con valore negativo nel 2023 è quella cinese, che ha raggiunto il -25%.

 

Alla luce dei dati attuali, è necessario prestare particolare attenzione a previsioni finanziarie basate su un contesto così incerto e restare aggiornati sulle prossime mosse che verranno attuate dal governo cinese per contrastare questa bolla immobiliare. Per scoprire quali saranno le conseguenze sugli investitori italiani, seguite gli aggiornamenti settimanali sul blog www.consulentefinanziariomilano.it

 

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