Deutsche Bank è la nuova Credit Suisse? Forse no, ecco perché

“Non metterei nella stessa categoria Deutsche Bank e Credit Suisse”. Le parole di Christine Lagarde, presidente della Bce, sono state chiarissime: le situazioni delle due grandi banche del Vecchio continente al centro della tempesta dei giorni scorsi non sono paragonabili. Vediamo perché.

UN ATTACCO SPECULATIVO

Dopo il crollo del titolo di venerdì 24 marzo la preoccupazione si è spostata dalla Svizzera alla Germania. Tuttavia, diversi analisti hanno ritenuto ingiustificate le forti vendite sul titolo della banca tedesca, sostenendo che Deutsche Bank è solida e non è l’anello debole nel panorama bancario europeo. Ed effettivamente DB, che negli anni scorsi ha superato periodi difficili, ha rimborsato recentemente un bond subordinato a dimostrazione della sua solidità patrimoniale. Cosa è successo allora? In molti ritengono che la forte discesa del titolo, arrivato a perdere l’8,6%, sia stata provocata da un attacco speculativo.

GLI ACCERTAMENTI DELL’ESMA

È quello che pensano anche le autorità di vigilanza europee, come l’Esma (European Securities and Markets Authority), che ha avviato accertamenti su un’operazione speculativa condotta su alcuni derivati legati alle obbligazioni subordinate di Deutsche Bank, i cosiddetti cds, credit default swap – prodotti che servono per assicurarsi contro il fallimento di un entità di cui si possiedono azioni o obbligazioni – che potrebbe aver scatenato le vendite sul titolo.

COSA SONO I CREDIT DEFAULT SWAP

A quanto ha rivelato l’agenzia internazionale Bloomberg, si sarebbe trattato di una scommessa di non grande entità, ma capace di innescare un’ondata di vendite estremamente importante. Quando parliamo di credit default swap ci riferiamo a derivati emessi da istituzioni finanziarie che funzionano un po’ come “polizze assicurative” contro l’insolvenza di una società. In caso di mancato rimborso del debito, chi ha venduto i cds deve rimborsare a chi detiene quei derivati il valore pieno delle obbligazioni andate in default. Per questo il prezzo dei cds sale se il debitore viene considerato più a rischio, così come il premio di una polizza sulla vita sale se la persona a cui è intestata ha problemi di salute.

L’OPERAZIONE SPECULATIVA

È quello che è successo a Deutsche Bank: secondo Bloomberg il crollo è stato il frutto di un’operazione da appena 5 milioni di euro sui cds relativi al debito subordinato di Deutsche Bank, avviata da alcuni fondi speculativi che ne hanno ricavato enormi guadagni, innescando però un’ondata di vendite che ha travolto il settore bancario europeo. In particolare alcuni hedge fund statunitensi hanno preso di mira Deutsche Bank, dapprima costruendo posizioni ribassiste sulle azioni e poi iniziando a comprare credit default swap sul debito subordinato della stessa DB, il cui prezzo è così salito in maniera esponenziale. A seguito delle notizie sulle difficoltà in cui versano due piccole banche tedesche sui mercati si è diffuso il panico, che ha coinvolto anche il gigante Deutsche Bank; così i fondi speculativi hanno beneficiato sia dell’aumento dei prezzi dei cds, sia dal successivo crollo dell’azione, avendo scommesso al ribasso.

IL MONITO DI ENRIA

Un’operazione spericolata, che ha spinto le autorità a interrogarsi sulla scarsa trasparenza del mercato dei cds. Come ha sottolineato il capo della supervisione bancaria della Banca centrale europea, Andrea Enria, “ci sono mercati come quelli dei cds single name che sono molto opachi, molto superficiali, molto illiquidi”. Per Enria, a causa di questa mancanza di trasparenza “con pochi milioni si possono muovere gli spread dei cds” di una grande banca e contagiare anche i prezzi delle azioni e forse anche i deflussi di depositi”. Del resto da sempre questi derivati vengono usati a scopi speculativi: una maggiore regolamentazione non può che essere auspicabile, per evitare che si ripetano casi come quello di Deutsche Bank.

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