Evergrande: bancarotta a New York

La miccia accesa nelle ultime settimane sulla crisi immobiliare che sta mettendo a dura prova tutta la nazione cinese, continua a bruciare.

Facciamo un passo indietro

Evergrande, gruppo fondato nel 1996 da Hui Ka Yan, è la seconda società immobiliare più indebitata al mondo, battuta solo da Country Garden. Definita fino a qualche anno fa “troppo grande per fallire”, Evergrande era in crisi già dal 2021. Così negli ultimi anni il governo cinese aveva adottato provvedimenti, tagliando improvvisamente prestiti e supporti per frenare la speculazione. Ma la società aveva già agito con imprudenza, espandendosi in altri settori, come quello sportivo, automobilistico e agroalimentare, trovandosi con l’acqua alla gola e priva di liquidità per poter ultimare i suoi immobili.

 

La dichiarazione che la Cina temeva

Risale solamente al 18 agosto la dichiarazione che ha fatto il giro del globo: sto parlando della richiesta dell’istanza di protezione dal fallimento presentata da Evergrande a Wall Street, per proteggere i suoi creditori. Il fallimento è stato sfiorato in attesa di mettere in atto il piano di ristrutturazione del debito, ancora in fase di approvazione a Hong Kong. L’azienda di fama mondiale si è appellata al capitolo 15 del codice fallimentare USA, mirato a proteggere le società estere in fase di ristrutturazione dai creditori intenti a entrare in causa o bloccarne i beni negli USA.

 

Il ritorno in borsa di Evergrande

Evergrande non nasconde la sua perdita pari a ben 33 miliardi di yuan, circa 4,2 miliardi di euro, ma torna in pista in borsa dopo 17 mesi di assenza. Il suo ritorno ha debuttato con un crollo dell’87,88%, per chiudere al 78,79% a 0,35 dollari di Hong Kong.

 

L’effetto pandemico che tutto il mondo teme

Da quando è esplosa la crisi immobiliare in Cina, le potenze economiche del mondo si chiedono se possa verificarsi un effetto pandemico di questa crisi. Il crollo di Evergrande di proporzioni pari al 2-3% del PIL cinese, ha scaturito dubbi e polemiche sul suo destino, che attualmente si registra come fenomeno locale. Il crollo del settore immobiliare cinese sarebbe soltanto la punta dell’iceberg, con forti conseguenze sui consumi della popolazione e con ripercussioni sulla produzione e il commercio internazionale.

 

Country Garden: un altro default mancato per un pelo

Country Garden, il super indebitato costruttore di abitazioni che all’inizio del mese scorso ha messo in allarme i mercati, con il suo totale mancato rispetto delle scadenze su due suoi prestiti in dollari. Quella che fino a qualche anno fa era la più grande società cinese del settore, ha comunicato di aver evitato il default versando 2,5 milioni di dollari di interessi ai bondholder.

La perdita di fiducia da parte degli investitori europei e statunitensi è forse il colpo più duro da ammortizzare per la Cina. A tal proposito, per migliorare la situazione, la Cina sta per annunciare nuovi provvedimenti, come la riduzione di acconti sui mutui e l’introduzione di incentivi all’acquisto degli immobili. Seguendo questa linea ed eliminando restrizioni su vendita e acquisto di proprietà, la fiducia dei potenziali acquirenti potrebbe essere ripristinata e il mercato potrebbe iniziare a reagire in positivo.

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