Perché gli immobili non sono necessariamente un buon investimento

Quando si parla di investimenti, gli italiani si dimostrano conservatori e legati al più classico dei beni rifugio: gli immobili. Una radicata credenza popolare recita che “il mattone non tradisce mai” e nelle passate generazioni era effettivamente così, con i più anziani che hanno sperimentato nel corso degli anni un aumento del valore delle case che avevano acquistato.

EFFETTO RIALZO DEI TASSI

Ma è ancora così? Non proprio, per una serie di motivi che ora andremo ad analizzare. Anzitutto va considerata la politica monetaria che le principali banche centrali stanno mettendo in atto, con una serie di rialzi dei tassi  che hanno l’obiettivo di contrastare l’inflazione. Ma il rialzo dei tassi significa anche che costerà di più richiedere un mutuo, e dato che la maggior parte di chi compra casa lo fa attraverso questa modalità l’aumento dei tassi porterà con sé una contrazione della domanda sul mercato immobiliare.

VALORE NOMINALE E VALORE REALE

Nei decenni precedenti – specie negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso – i prezzi nominali delle case salivano, ma lo facevano insieme all’inflazione e spesso l’aumento del valore degli immobili era inferiore all’aumento del costo della vita, trasformando quello che in apparenza sembrava un guadagno in una perdita. Per comprendere meglio questo concetto è necessario ricordare la differenza tra valore nominale – ad esempio la cifra stampata su una banconota – e valore reale, cioè il valore dei beni che si possono effettivamente acquistare con quella cifra, e che varia appunto a seconda dell’inflazione.

 

I PREZZI DELLE CASE SCENDONO

Secondo le stime di Istat e Bankitalia, nel 2020 il 56% della ricchezza lorda delle famiglie italiane era costituito da attività reali come abitazioni e terreni, e in particolare la ricchezza detenuta dai nostri connazionali in case è pari al 47% del totale. Gli italiani continuano dunque a comprare case pensando anche di proteggere i loro risparmi dall’inflazione, ma purtroppo il nostro Paese – insieme alla Grecia e a Cipro – è tra le poche nazioni d’Europa in cui negli ultimi 10 anni i prezzi degli immobili sono scesi invece di salire.

EFFETTO INFLAZIONE

Dietro questo andamento ci sono diverse motivazioni: in Italia da almeno un ventennio l’economia cresce al minimo, i salari sono molto bassi, c’è una forte insicurezza economica e lavorativa con un elevato tasso di disoccupazione e nascono sempre meno bambini. Questa situazione impatta sui valori nominali delle case, che in Italia stanno appunto diminuendo. Se a questo andamento aggiungiamo anche l’effetto dell’inflazione, che diminuisce anche il valore reale di tutti i beni, ecco che investire in immobili in Italia mostra di non essere affatto una scelta vincente.

PAROLA D’ORDINE: DIVERSIFICARE

E se anche non esistessero tutti i problemi esposti sopra, in generale per un risparmiatore italiano, che ha già tutti i suoi interessi concentrati sul nostro Paese, non è consigliabile aumentare ulteriormente l’esposizione all’Italia comprando più immobili del necessario, beni che per loro stessa natura possono richiedere molto tempo per essere liquidati.

Per difendere il proprio patrimonio dagli attacchi dell’inflazione e da altri eventi avversi, come guerre e crisi economica, è invece importantissimo diversificare il proprio portafoglio, affidandosi a un professionista della consulenza che sappia introdurre anche una parte di investimenti finanziari, orientandosi su vari settori geografici.

Si tratta di una scelta consigliabile, specialmente in un momento come questo che vede prezzi particolarmente contenuti per azioni e obbligazioni: perché il mattone non è sempre, o non è più, la scelta migliore.

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