Perché le banche non hanno ancora integrato le remunerazioni sui conti correnti, nonostante i tassi siano aumentati al 4,5%?

Da anni le Banche Centrali occidentali avevano portato i tassi sotto lo zero, risalendo però molto velocemente in questi ultimi mesi. Come sappiamo, i tassi di interesse hanno subito forti rialzi, passando dallo -0,5% fino ad arrivare al 4,5% in Europa.

 

Ma per quale motivo i media sono in fermento negli ultimi giorni?

 

I tassi dei finanziamenti sui prestiti dei mutui sono passati dalla precedente media del 2%, fino a sopra il 5%. Questo perché al tasso si aggiunge lo spread della banca, cioè la sua percentuale di guadagno.

I conti correnti, allo stesso modo, dovrebbero offrire una remunerazione in base ai tassi d’interesse delle Banche Centrali. Le banche dovrebbero quindi riconoscere dei tassi di interesse sulle somme di denaro depositate dai clienti. Quando i tassi erano sotto lo zero, avrebbero potuto rendere solamente zero, naturalmente.

Oggi però sono al 4,5% e dunque i conti correnti dovrebbero rendere almeno il 3%, mentre continuano a rendere lo 0%.

 

Le banche italiane in questo modo guadagnano spropositatamente: nel 2023, le banche hanno approfittato dei rialzi della BCE – Banca Centrale Europea. Nonostante le sollecitazioni da parte della Banca d’Italia per riequilibrare i rendimenti sui conti bancari, per aggiornarli ai nuovi tassi, i principali gruppi bancari hanno registrato risultati netti pari a 10,3 miliardi di euro, un aumento del 66% rispetto ai 6,2 miliardi del 2022.

 

In un periodo storico come questo, dove le famiglie italiane tengono conto di ogni centesimo che entra ed esce dai propri conti e risparmiare pochi euro per la spesa permette spesso di tirare un respiro di sollievo, una rendita del 3% potrebbe essere un piccolo salvavita. Le persone mediamente tengono sui propri conti correnti circa 20 o 30 mila euro. Con un rendimento dello 0%, naturalmente non ci sarà alcuna rendita, mentre con un rendimento del 3% sarebbe possibile ricavare circa 600-900 euro.

Quale soluzione attuare?

 

Attualmente, sono pochissime le banche che offrono una remunerazione sul conto corrente: possiamo dire che il 99% delle banche italiane non offre ancora alcuna remunerazione. In loro difesa, le banche affermano che il rialzo dei tassi sui conti deposito ha un costo maggiore e di conseguenza aumentano anche i costi di raccolta, ovvero tutte le operazioni che vengono svolte dalla banca per raccogliere le risorse monetarie utili per essere poi concesse, sotto forma di finanziamenti, ai soggetti in deficit.

 

Le banche purtroppo spesso omettono che la maggior parte delle operazioni di raccolta è fatta di conti correnti. Questi conti dispongono di tassi pari allo 0%, ed evidentemente non possono essere stati sottoposti ad un aumento del costo.

 

L’unica soluzione attuabile, è chiedere consiglio al proprio consulente finanziario di fiducia su come sia possibile ottenere un rendimento sul proprio conto corrente. In seguito, è necessario rivolgersi alla propria banca di appartenenza per conoscere la sua posizione in merito ed eventualmente, sarà importante andare alla ricerca di una tra quelle che oggi sono le poche banche ad offrire remunerazioni eque per i conti correnti.

 

Normalmente, il sistema bancario acconsente a pagare qualcosa al cliente, solo nel caso in cui quest’ultimo si impegni a vincolare i propri risparmi per un determinato periodo di tempo. Una soluzione quindi non attuabile per chi vorrebbe continuare a mantenere disponibile la propria liquidità e allo stesso tempo garantirsi un interesse dai propri risparmi: in questo caso, bisognerebbe aprire un conto deposito, vincolato ad un minimo di tre mesi, con la possibilità di arrivare fino a cinque anni. Ma con un’ottica temporale di questo tipo la soluzione migliore non è certo un conto deposito vincolato, bensì investire in prodotti obbligazionari o azionari che offrono rendimenti molto più alti.

 

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