Cosa sta accadendo sul fronte dei tassi di interesse? Solo pochi giorni fa la Banca centrale europea, rispettando le attese degli operatori di mercato, ha deciso un rialzo molto marcato di 75 punti base e ha anticipato che mosse analoghe seguiranno nei prossimi meeting: secondo la presidente Christine Lagarde i rialzi “potranno essere altri due, tre o quattro”, perché “siamo ancora lontani dai tassi che speriamo possano riportare l’inflazione sui target”.
LA BCE RINCORRE LA FEDERAL RESERVE
Il tasso base della Bce si trova adesso all’1,25% e le aspettative degli esperti prevedono che in breve arrivi almeno al 2%. Si alzano i tassi per far fronte all’inflazione, che continua la sua corsa in Europa e negli Usa, e l’Eurotower sta accelerando per non perdere il passo della Federal Reserve statunitense, che ha già portato il tasso base al 2,25% e lo farà arrivare rapidamente al 3%, secondo le attese. La Bce rincorre la Fed per far sì che non ci sia troppa differenza tra i tassi americani e quelli europei, perché se questo differenziale aumenta il dollaro si rafforza, e in questo momento l’euro debole è un grave problema, perché provoca un ulteriore aumento dell’inflazione.
L’EURO RESTA MOLTO DEBOLE, UN RISCHIO PER L’INFLAZIONE
In questo momento quindi è molto importante che il differenziale tra i tassi in Europa e quelli negli Usa si mantenga intorno a 1 punto, 1 e mezzo al massimo. Tuttavia, almeno nell’immediato la decisione restrittiva dell’istituto centrale europeo non è servita a rafforzare la moneta unica.
Come ha osservato l’analista di IG Italia Filippo Diodovich, “neppure le affermazioni della Lagarde sulle possibili implicazioni rialziste sulle pressioni inflazionistiche di una moneta unica debole e il rialzo monstre dei tassi sono riuscite ad avere un effetto rigenerante sull’euro”.
AUMENTANO LE PROBABILITÀ DI RECESSIONE
La situazione è molto critica e in rapida evoluzione. Secondo gli economisti della casa di gestione Pimco, “la Federal Reserve potrebbe essere spinta a puntare su un tasso dei Fed Funds terminale più alto nel tentativo di domare le aspettative di inflazione degli Stati Uniti dopo il forte aumento dei prezzi di agosto. L’inasprimento delle condizioni finanziarie statunitensi e l’innalzamento del tasso sui Fed Funds fanno pensare inoltre che una recessione statunitense potrebbe essere più probabile che non nei prossimi 12 mesi”.
Anche secondo gli esperti di ClearBridge Investments “la Fed ha riconfermato l’intento di una cancellazione dell’inflazione ad agosto, ed è pertanto probabile che la politica continuerà ad essere restrittiva per un periodo prolungato. Gli investitori stanno cercando di capire se l’economia riuscirà a superare questa tempesta, soprattutto con la Fed meno propensa a venire in soccorso al primo segno di problemi”.
PREZZI BASSI, MA PER QUANTO?
Come devono comportarsi quindi gli investitori? I prezzi attuali di azioni e obbligazioni hanno già scontato i rialzi, anche quelli probabili. Resta da capire se questi rialzi continueranno e per quanto tempo, provocando quindi una nuova contrazione dei prezzi dei titoli, o se viceversa tra alcuni mesi i dati sull’economia saranno talmente negativi, con l’inizio di una recessione in Europa e negli Usa, che le banche centrali decideranno di fermare i rialzi.
Al momento non si possono fare previsioni. Quello che è certo è che i prezzi continueranno a scendere se i tassi saliranno più a lungo e più velocemente del previsto. Se invece le politiche restrittive si fermeranno prima, perché le banche centrali si renderanno conto che l’economia rallenta eccessivamente, questo per paradosso provocherà un aumento dei prezzi dei titoli azionari e obbligazionari.